Che funzione avevano le pietre a forma di uovo?
Che cos’era la pietra del fulmine, ritenuta in Abruzzo dai nostri antenati uno tra i più potenti amuleti contro il male?
Lo scopriremo insieme nel corso della nostra indagine che ci riserverà, come sempre, delle piccole sorprese.

LE PIETRE A FORMA DI UOVO

Forse ad alcuni di voi sarà capitato di trovare in soffitta, tra vecchi oggetti, ma soprattutto nella cassetta per il cucito appartenuta alla nonna o alla bisnonna, una pietra dalla forma ovale.
Una pietra simile a questa:

Pietre di questo genere venivano utilizzate, in un recente passato, per facilitare il lavoro di rammendo, infilando la pietra nella calza da riparare. C’è chi ricorda, inoltre, che “uova di pietra” venivano posizionate nel pollaio, sulla paglia del nido, ritenendo che potessero indurre le galline a deporre le uova solo nel luogo desiderato e predisposto allo scopo.

Ma è possibile che queste pietre, dalla forma così particolare, avessero per i nostri antenati solo questa funzione?

Noi supponiamo che queste pietre di forma ovoidale potessero essere in origine qualcosa di più che un semplice strumento per il rammendo e un oggetto da utilizzare nel pollaio.

Per rispondere alla nostra domanda, e per trovare conferme alla nostra supposizione, bisogna però tornare ancor più indietro nel tempo, fino all’antichità, e prima dell’avvento del Cristianesimo.

Nel passato, in molti paesi d’Abruzzo, seguendo una consuetudine popolare, le levatrici, per scongiurare l’aborto, erano solite mettere addosso alla donna incinta un sacchetto con dentro un ciottolo dalla forma di un uovo di gallina: la preta culine, la preta prene,ʼnu pallènde…

Questa usanza era antichissima, un retaggio di epoca romana durante la quale vi si affidava all’ aquilinum, la pietra aquilina.

Si riteneva, infatti, che la pietra aquilina, o aetite, favorisse il parto e che venisse portata dalle aquile nel loro nido.

Le pietre ovali, e l’uovo, sono un simbolo antichissimo comune a gran parte delle culture.

Data la sua capacità intrinseca di generare la vita, sin dall’età più arcaica l’uovo divenne un simbolo importante nei culti della fertilità. Ma non solo.

Uova d’argilla sono state ritrovate in molte sepolture preistoriche in Russia e in Svezia.

Gli Etruschi usavano collocare pietre dalla forma ovoidale nei pressi delle sepolture.

Famose sono le uova di pietra delle necropoli di Volterra e di Marzabotto. Probabilmente un simbolo legato anche alla rigenerazione e all’immortalità.

Necropoli etrusca di Marzabotto – immagine presa da http://www.visitcemetery.eu/necropoli-etrusca-marzabotto/

L’uovo di Pasqua è un retaggio di queste antiche credenze. Simboleggia il risveglio della fertilità naturale oltre che, nella concezione tipicamente cristiana, la resurrezione del Cristo.

Ma il simbolismo dell’uovo racchiude aspetti ancora più sorprendenti.

Si narra che diversi personaggi mitologici ed eroi siano nati da un uovo.

Nella mitologia greca, ad esempio, i Dioscuri, i gemelli Castore e Polluce, nacquero da un uovo di Leda sedotta da Zeus dopo essersi tramutato in cigno. Inoltre, secondo una delle molte versioni del mito, anche Elena, regina di Sparta a cui è attribuita l’origine della guerra di Troia, nacque da un secondo uovo di Leda.

E addirittura, secondo un’altra versione, furono ben quattro i figli nati dalle due uova di Leda: Castore e Polluce, Elena e Clitennestra.

Leda col Cigno – Francesco Melzi – Museo degli Uffizi

È comune a moltissime culture antiche il mito della genesi del mondo da un uovo primordiale: l’uovo cosmico.

I Cinesi credevano, infatti, che il primo uomo fosse nato da un uovo fluttuante sopra le acque primordiali, che era stato lasciato cadere dal cielo da Tieu.

L’uovo cosmico è un simbolo presente anche nei miti giapponesi, polinesiani, indiani, peruviani, fenici, finnici, slavi… Quindi in culture molto diverse e molto distanti geograficamente tra loro.

Va detto che in alcuni casi al posto dell’uovo, ma con l’identica valenza simbolica, compare un’ altra forma ovoidale o rotonda, ad esempio una zucca, o una noce di cocco come nel mito polinesiano della creazione.

In quasi tutte le versioni però l’uovo cosmico è simbolo di fertilità e perfezione.

I Dogon, misterioso popolo dell’Africa occidentale, narrano che in origine l’uovo cosmico conteneva gemelli destinati a divenire perfettamente androgini, racchiudenti in sé sia il principio maschile che femminile. Due gemelli, però, uscirono prematuramente dall’uovo e il progetto iniziale mutò, cosicché gli uomini furono obbligati ad essere imperfetti e a perseguire l’unione tra maschi e femmine ad imitazione della perfezione originaria. Un tema molto simile appare nel Simposio di Platone, in una storia che si rifà indirettamente al mito dell’uovo cosmico. Secondo questa storia le prime creature sulla Terra avevano forma rotonda. La loro forza e perfezione provocò il timore e la gelosia degli Dei finché Zeus non tagliò in due le creature. Da allora ogni metà cerca perennemente la sua metà per ricostituire l’unità perduta.


LA PIETRA DEL FULMINE

Il fulmine è stato in tutte le culture, fin dall’antichità, simbolo di potenza soprannaturale collegato alle creature celesti. In genere erano gli Dei o il dio del cielo a servirsene per annientare creature nemiche sulla Terra o per punire uomini ribelli.

Giove (Zeus) era padrone dei fulmini, fabbricati per lui dai Ciclopi e portati dall’aquila. Per i popoli slavi il fulmine era opera del dio Perun. Per gli Indiani del Nord America, invece, il fulmine è generato da un soprannaturale e gigantesco rapace, l’uccello del tuono, e il tuono è prodotto da un battito delle sue ali. Curiosamente, come per molti altri popoli, anche presso le culture dei nativi americani il fulmine viene rappresentato con il simbolo dello zig-zag.



Uccello del tuono, pittura degli indiani Haida

Nella simbologia cristiana, il fulmine è espressione del manifestarsi della presenza di Dio o del suo castigo.

Mosè scaglia a terra le Tavole della Legge, tra la collera di Dio

Secondo la credenza popolare abruzzese il fulmine era una scheggia di ferro aguzza e rovente in grado di bruciare tutto ciò che toccava. E si credeva che cadendo, il fulmine sprofondasse “sette canne” (circa 18 metri) sottoterra trasformandosi in una pietra durissima.

Questa pietra, in sette anni sarebbe risalita gradualmente in superficie diventando un prezioso e ambito amuleto. Un amuleto potentissimo che preservava dai fulmini, dai tradimenti, dalle malie e da una gran quantità di altri mali. Ad Atri e Teramo si riteneva che proteggesse dai fulmini spandendo la sua azione su ben sette case del vicinato; a Pescina, dopo aver incastonato la pietra nell’oro o nell’argento, la si faceva indossare, insieme ad altri amuleti, ai bambini per preservarli dal malocchio e dalle fatture; ad Archi si pensava che fosse efficace anche contro i malefici delle streghe, e a San Vittorino spesso si chiedeva in prestito per combattere le malattie dei bambini.

Ma per conservare tutto il suo potere si riteneva che la pietra del fulmine non dovesse mai entrare a contatto con il ferro, nemmeno in modo accidentale. Ciò a causa della proprietà antimagica del ferro.

Le pietre del fulmine però non erano tutte uguali, né per grandezza né per forma (piccola lancia, vanga, cuore…), e a volte presentavano orli dentellati e taglienti.

Taluni le distinguevano in tre specie:
il Tuono, erala pietra più grande e aveva forma di cuspide;
la Saetta, cheaveva forma di una piccola vanga;
le Gocce, le pietre più piccole, di forma globulare.

Finora vi abbiamo parlato dei poteri che la credenza popolare attribuiva a queste pietre, e le abbiamo distinte e descritte seguendo le informazioni tramandateci dagli studiosi del folklore abruzzese, ma non vi abbiamo ancora detto cos’era la pietra del fulmine. Ovvero, non vi abbiamo ancora svelato cos’era, realmente, la pietra del fulmine.

Ovviamente molti di noi saranno a conoscenza della folgorite, una formazione vetrosa tubolare e cava prodotta dalla scarica elettrica di un fulmine su un terreno sabbioso con presenza di quarzo. Ma i nostri antenati, con il nome di pietra del fulmine, indicavano tutt’altro, come abbiamo avuto modo di intuire.

Folgorite

Al termine del nostro articolo stiamo finalmente per svelarvi quale era la reale origine delle pietre del fulmine. La reale origine è suggestiva tanto quanto quella attribuita loro dalla credenza popolare fino all’Ottocento.

Le pietre del fulmine non avevano un’origine celeste, ma umana. Erano, infatti, manufatti preistorici del periodo Neolitico, oggetti di pietra dura e levigata: cuspidi di lance o frecce, lame di asce o accettine soprattutto in selce nera o giadeite.

Conosciute in altre zone dell’Europa come “pietre del tuono” o “cunei di tuono”, questo tipo di pietre erano note fin dall’antichità, infatti venivano ritrovate dai contadini durante le arature dei campi.

Una volta rinvenuti dai nostri antenati, questi oggetti preistorici, misteriosi, venivano ritenuti sacri, riutilizzati come amuleti, e spesso incisi con disegni e scritte apotropaiche.

Pietra del fulmine dalla collezione Pansa – Chieti, magazzini (da Gandolfi 2003)
da https://www.academia.edu/33805388/Amuleti_antichi_e_moderni_della_Collezione_Pansa

Vogliamo sperare che quest’articolo abbia sollecitato la vostra curiosità.
Continuate a seguirci, torneremo a breve, con nuove storie e nuovi misteri.

Testo di Concetta Rocci


BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI
BIEDERMANN H., Enciclopedia dei Simboli;
CIRLOT J.E., Dizionario dei Simboli;
FINAMORE G., Tradizioni popolari abruzzesi;
FINAMORE G., Credenze usi e costumi abruzzesi;
PALAZZI F. – GHEDINI G., Piccolo dizionario di mitologia e antichità classiche.