“Il terremoto è un castigo di Dio. S. Emidio ne è il padrone.”

Questa espressione riassume l’ancestrale credenza popolare abruzzese che identificava, in un passato neanche molto lontano, il terremoto come un flagello, come una conseguenza dell’ira di Dio per i peccati dell’uomo, e Sant’Emidio come l’unica possibile protezione.

Per la sua conformazione geologica e la sua posizione geografica, l’Abruzzo è stato interessato storicamente da innumerevoli terremoti.

Dall’anno Mille ad oggi, ha subito oltre 30 eventi sismici di forte intensità, in alcuni casi catastrofici. In particolare ricordiamo i terremoti verificatisi a L’Aquila (1349, 1703, 2009), il terremoto dell’Appennino centro-meridionale (1456), il terremoto della Maiella (1706), e il terremoto della Marsica o di Avezzano (13 gennaio 1915) che fece oltre 50.000 vittime e danneggiò 150 paesi. Ad Avezzano su una popolazione di 11.200 abitanti scamparono alla morte solo poco più di un migliaio di persone.

Il violentissimo terremoto del 1456 danneggiò seriamente Roccaraso e Roccacinquemiglia, e, distrusse Castel di Sangro. Secondo gli studiosi, il sisma, che interessò una vasta zona dell’Abruzzo, del Molise, della Campania, fu uno dei più disastrosi terremoti che si sia abbattuto sul Meridione dell’Italia (magnitudo stimata superiore a 7 punti della scala Richter). La violenza del sisma ebbe a Castel di Sangro una conseguenza spaventosa : verso la mezzanotte del 5 dicembre 1456, più della metà della rocca si distaccò dal Colle di San Giovanni (il Castello) e si abbattè sulle abitazioni del piano, lasciando integre solo sette case. Tra le altre conseguenze, il sisma causò il definitivo abbandono di borghi o paesi, come il borgo medioevale di Colle Mancino a Pescasseroli, o il paese diRoccapizzi, i cui abitanti confluironoa Pescocostanzo.

Il primo decennio del XVIII secolo fu costituito da una serie di terribili terremoti che portarono morte e distruzione in molte parti d’Italia. Anche l’Alto Sangro fu colpito duramente. Tristemente noto è soprattutto il terremoto del 1706, il terremoto della Maiella (magnitudo stimata 6,8 punti della scala Richter), che causò la morte nella sola città di Sulmona di oltre mille persone. Roccaraso e Castel di Sangro furono duramente colpite, come molti centri circostanti.

A seguito di questi ultimi, disastrosi, terremoti, la paura crebbe, la devozione e le preghiere pure.

A Castel di Sangro si pensò bene di optare per una soluzione singolare: aggregarsi alla città di Ascoli Piceno.

Non fu una scelta qualsiasi. Non fu scelta una località a caso. La città di Ascoli aveva come Protettore il suo primo vescovo e martire Sant’ Emidio. Ed Ascoli, al contrario della vicina Norcia, era rimasta incolume dal terremoto del 1703, e forse anche da tutti i terremoti di cui si aveva umana memoria.

E fu così che Castel di Sangro chiese, e ottenne nel 1757 la cittadinanza ascolana, “favore in vero singolare”, così come lo definì il Consiglio degli Anziani di Ascoli nella favorevole lettera di risposta alla città di Castel di Sangro. Inoltre, subito dopo, il popolo Castellano scelse di proclamare all’unanimità il Santo a suo Comprotettore.

Il pastorale della statua di S. Emidio, custodita nella Basilica di Santa Maria Assunta di Castel di Sangro, reca a ricordo gli stemmi delle due città.

Ovviamente, l’Alto Sangro ha una certa abitudine ai terremoti, e la terra continuò a tremare anche dopo l’ottenimento della cittadinanza ascolana, ma per fortuna, senza gravi conseguenze per la popolazione, e mai in maniera catastrofica. Nel 1889, nel 1936… tanto per citarne alcuni tra i fenomeni un po’ più intensi che, tra l’altro, ebbero per epicentro proprio Castel di Sangro.

Non possiamo poi, non menzionare, il terremoto dell’Appennino Abruzzese del 1984 di magnitudo 5,9 della scala Richter (epicentro Monti della Meta).

Il terremoto provocò molta paura, ingenti danni materiali. Ad esempio, ad Opi la metà delle case risultò danneggiata e, ad Alfedena, il centro più colpito, il sisma danneggiò quasi il 90% delle abitazioni.

Ma vuoi per la durata delle scosse, per la magnitudo, per la conformazione della faglie interessate, per una serie di fortuite coincidenze o, come qualcuno suggerirebbe, grazie all’intercessione di Sant’ Emidio, non vi furono vittime (ad eccezione di una donna di Alfedena, morta per lo spavento).

Questa volta non ci porremo domande.

Credenti, o non credenti, ci limiteremo, imitando i nostri antenati e così come ci hanno insegnato i nostri nonni, a continuare a conservare, nelle nostre case, un’immaginetta di Sant’ Emidio.

Immaginetta antica

Per intercessione et merita S. Patris Emigdϊ : a terræmotu et ab omni malo libera nos. Domine.

di Concetta Rocci

Bibliografia/Fonti

CATULLO F., Tesori Ignorati, Gavignano 1937.
FINAMORE G., Credenze usi e costumi abruzzesi, Palermo 1890 (Nuova edizione 2002).
MAMMARELLA L., Cronologia dei terremoti in Abruzzo, Cerchio 1990.
SAVASTANO C., Uomini e Territorio fra l’Altosangro e l’Altopiano delle Cinquemiglia, Teramo 1993.
Sito dell’ INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).