Nell’immaginario collettivo, la svastica è un simbolo negativo collegato al nazismo e pertanto evoca ogni genere di orrori e nefandezze. Come può spiegarsi allora la presenza di una svastica su un reperto di origine sannita rinvenuto in uno scavo archeologico effettuato nel 1979 ad Alfedena?

Molto prima di essere emblema nazista e di essere bandito, alla fine della seconda guerra mondiale in molti paesi del mondo, la svastica fu un antico e misterioso simbolo sacro dalla storia millenaria, una storia che merita di essere ripercorsa.

La svastica è un particolare tipo di croce che allude ad un movimento rotatorio che può essere orario o antiorario. All’inizio del 1900 la croce uncinata era in Germania tra i simboli usati da società iniziatiche segrete come l’Ordine dei Nuovi Templari e come la Thule-Gesellschaft: un misto di nazionalismo, paganesimo nordico, razzismo e occultismo.

SIMBOLO DELLA THULE

Soprattutto la Thule ebbe un ruolo di primaria importanza per la nascita del partito nazionalsocialista tedesco, il quale adottò a proprio emblema l’ormai nota svastica antioraria. Dal 1933 al 1945 la svastica divenne il simbolo del Terzo Reich.

Queste società segrete e successivamente il regime nazista adottarono la svastica per l’errata convinzione che la croce uncinata fosse una runa e quindi simbolo esclusivamente germanico. Da questo postulato, gli ideologi del nazismo teorizzarono la superiorità del popolo Germanico e rivendicarono il dominio su tutti i territori dove il simbolo era stato rinvenuto: praticamente quasi in ogni parte del mondo.

Come si può immaginare, dato il suo utilizzo anche su effigi sacre, la svastica originariamente non era un simbolo negativo. E’ stata sempre venerata, nella cultura orientale ed il nome stesso deriva dal sanscrito SU+ASTI (interpretato come “è bene” o “è fortunato”). A seconda del senso di rotazione, orario o antiorario, può essere maschile o femminile: yang o yin, rappresentazione di differenti qualità ma mai negative, nemmeno quindi quando la svastica è antioraria.

SVASTICA NEL SIMBOLO DELLA RELIGIONE JAINISTA

Ma cosa rappresenta la svastica?

Una teoria alla base di questo simbolo è l’antichissimo culto del sole. In particolare rappresenterebbe il moto del sole nel cielo e il concetto di ciclicità perpetua, ad esempio il ciclo delle stagioni.

Alcuni studiosi hanno fatto una scoperta curiosa, associando la forma di questo simbolo non al sole ma alla Stella Polare come fulcro della rotazione del Grande Carro (le sette stelle più luminose dell’Orsa Maggiore) lungo il ciclo delle quattro stagioni.

I simboli solari sono presenti in tutte le culture antiche ed in modo molto simile.

AMULETO DOGON
BARCA SOLARE DI VARIE CULTURE

Probabilmente, nei culti antichi, il Sole aveva la funziona apotropaica di scacciare le tenebre e di annientare il male. Ciò spiegherebbe la presenza del simbolo su corazze ed amuleti.

Vista di una delle sale del Museo Archeologico A. De Nino, Alfedena.
Ringraziamo gli addetti al museo che si sono sempre dimostrati disponibili, fornendoci materiale ed informazioni per la nostra ricerca

ALTRO DISCO CORAZZA SANNITA CON IL “QUADRUPEDE FANTASTICO” (Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, Chieti)

Ma torniamo alla svastica per scoprire incredibili analogie tra luoghi e civiltà lontane.
Tra le svastiche più antiche rinvenute ci sono quelle di Mohenjo-Daro (letteralmente “La collina dei morti”), la mitica città abitata da una civiltà incredibilmente evoluta, improvvisamente scomparsa circa duemila anni prima di Cristo. Il mistero avvolge i resti della città e dei suoi ultimi abitanti; le mura e gli scheletri, infatti, mostrano segni di vetrificazione e calcinazione ovvero bruciature ad altissima temperatura per brevissimo tempo. Autori come Davenport avevano ipotizzato un incredibile parallelo tra quanto narrato nella mitologia vedica, dove gli dei utilizzavano in battaglia le loro armi ad alto potenziale energetico (in lingua originale Tejas Astra), e gli effetti distruttivi rilevati a Mohenjo-Daro.

SVASTICA RINVENUTA A MOHENJO DARO

Nell’antica Cina simboleggiava i 4 punti cardinali. Dal 700 D.C. in poi, la svastica ha assunto il significato del numero 10.000, numero importante nella cultura cinese in quanto simboleggia l’infinito e ci richiama il senso di ciclicità proprio di questo simbolo. Nel buddismo la svastica viene sovente incisa sulle statue del Buddha come “sigillo sul cuore” ed in Tibet la svastica viene utilizzata come talismano benaugurale.

ANTICA STATUA DEL BUDDHA RINVENUTA IN TIBET RICAVATA DA UNA ROCCIA METEORITICA
RAPPRESENTAZIONE PiU’ CLASSICA DI BUDDHA

Curiosamente anche tra i Nativi Americani la svastica rappresenta il sole e l’infinito. Sempre nelle Americhe e più precisamente nell’attuale Bolivia, troviamo una grande presenza di svastiche nel famoso sito archeologico di Pumapunku della civiltà di Tiahuanaco.

SVASTICA RINVENUTA A PUMAPUNKU

Nelle antiche civiltà dell’area Mediterranea, la svastica era molto comune. Ad esempio la ritroviamo in molti mosaici romani come in manufatti greci ed etruschi e nelle catacombe ebraiche di Villa Torlonia. Comune era anche nelle aree nord europee e principalmente nelle culture germaniche, celtiche e scandinave.

SPAGNA
SABRATHA – LIBIA

Addirittura anche nella cultura Cattolica (ovviamente prima dell’ingresso del Nazismo sulla scena mondiale) è stato utilizzato il simbolo della svastica; vogliamo menzionare a riguardo il più grande edificio religioso della Calabria: il Duomo di Reggio Calabria che arriva a contare ben 200 svastiche, realizzate nel 1928, ad emblema del Cristo come portatore di luce nel Mondo.

Dopo aver fatto il giro del mondo alla ricerca della svastica, torniamo nell’Alto Sangro per scoprire che anche la civiltà Sannita utilizzò questo simbolo. Come accennato all’inizio dell’articolo, nella necropoli italica di Aufidena (nel territorio dell’odierna Alfedena) venne rinvenuta una svastica incisa su di un cinturone come potete constatare dalla seguente foto.

CINTURONE SANNITA – FOTO TRATTA DAL LIBRO “AUFIDENA” DI LUIGI MICHETTI

Concludiamo questo articolo lasciandovi con alcune domande.

Come è possibile che questo simbolo sia un punto di congiunzione tra culture così distanti nel tempo e nello spazio? E’ possibile che facciano tutte riferimento ad un’unica, sconosciuta e originaria civiltà globale che ha trasmesso un antico sapere alle civiltà successive alla base della storia conosciuta?

— di Concetta Rocci e Giovanni Santostefano

Ringraziamo i custodi del museo che si sono sempre dimostrati disponibili, fornendoci materiale ed informazioni per la nostra ricerca

BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI
Biedermann H. – Enciclopedia dei Simboli
Centini M. – I luoghi misteriosi della Terra
Levenda P. – Satana e la Svastica

Foto varie prese dalla Rete