Misteri Alto Sangro

Luoghi, storie e misteri del Alto Sangro

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Lupi Mannari – Speciale Halloween


— di Concetta Rocci e Giovanni Santostefano

Il racconto che leggerete è una libera rielaborazione delle storie che si raccontavano un tempo a Castel di Sangro sulla figura del licantropo.

Miniatura medievale: https://historycollection.com/12-crazy-descriptions-from-medieval-bestiaries/8/

Socchiuse gli occhi mentre affondava i denti nel succulento cosciotto di tacchino. Lucia, seduta in un angolo della stanza accanto alla madre, fissava ora l’uomo che mangiava avidamente, ora suo padre che sedeva dall’altra parte del tavolo. Era in attesa della risposta che avrebbe cambiato la sua vita.

Il padre di Lucia aspettò in silenzio che l’uomo finisse di divorare il tacchino poi stappò la bottiglia di vino e passò il bicchiere al suo ospite. Lucia trattenne il respiro e finalmente il padre parlò: “Si può fare”.

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madonna nera cover

La settima Luna Nera

Demetra si alzò per tornare all’Olimpo. Mentre la dea si allontanava nel suo lungo peplo turchino, il bianco orzo che si era celato malignamente nel suolo riapparve alla luce. I solchi aridi diventavano molli di terra grassa, mentre le foglie e i fiori tornavano a offrirsi al sole, come se nulla fosse successo e la natura si stesse sciogliendo pigramente da un lungo sonno

R. Calasso – Le nozze di Cadmo e Armonia

Esiste un collegamento tra il culto delle Madonne Nere e la luna nera? Cercheremo, in questo articolo, partendo dall’analisi dei miti e dei culti antichi di capirne di più.

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storie di fantasmi

Storie di fantasmi – il podcast

Podcast dell’articolo STORIE DI FANTASMI A CASTEL DI SANGRO
Un ringraziamento particolare a Rina Di Carlo, la voce narrante delle storie.

Leggi anche STORIE DI SPETTRI

I racconti presentati nel podcast e negli articoli sono realmente accaduti.

— Concetta e Giovanni

I dolci della sposa

di Concetta Rocci

Nel 1487 durante il banchetto di nozze di Lucrezia d’Este furono servite 28 portate, in piatti d’oro e d’argento, che vennero prima condotte in corteo nella piazza antistante al palazzo.

Da sempre in Abruzzo, pur senza le esagerazioni dei sontuosi banchetti rinascimentali, anche le famiglie più modeste si adoperavano con fantasia e ingegno affinché il pranzo di nozze fosse il più ricco e dignitoso possibile. Quasi una cerimonia, che seguiva la cerimonia religiosa, scandita da riti tramandati di generazione in generazione.

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Il bacio dell’Addolorata

A Castel di Sangro, tra i riti della Settimana Santa quelli del Venerdì Santo sono senza dubbio i più suggestivi e ricchi di pathos. Essi hanno il loro culmine nella processione dell’Addolorata e del Cristo Morto. Una processione scandita da riti antichi e caratterizzata, soprattutto nel passato, da una grandissima partecipazione di fedeli.

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La leggenda della gallina d’oro

Una notte, ad un boscaiolo, apparve in sonno il nonno morto da poco. Il nonnetto lo salutò e poi gli disse: “Va all’Arazzecca, che conosci bene, e lì troverai un grande tesoro. Sali presso la cima con un sacco e una zappa, vedrai un albero con una grossa pietra ai suoi piedi. Scava lì sotto e troverai una gallina d’oro e tanti pulcini dorati anch’essi”.

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Fiaba di Natale

Il racconto che segue è una fiaba originale di Concetta Rocci, scritta in occasione della mostra fotografica Favole e Fiabe, allestita dal Circolo Occhio Magico, che sarà visitabile per tutto il periodo natalizio a Castel di Sangro.
Di Seguito potete scaricare, cliccando sul pulsante “Download”, anche il PDF della fiaba, editato graficamente da Mario Romano del Circolo Occhio Magico.

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Mazzamarielle e altre creature dispettose

Al tempo dei nostri nonni accadeva talvolta un fatto bizzarro: recandosi di buon mattino nelle stalle ben chiuse, sorpresi trovavano il crine dei cavalli intrecciato. Armati quindi di buona pazienza, cominciavano la giornata tentando di sciogliere quei nodi, così intricati da sembrare fatti da qualche essere magico.

Si diceva che fosse opera dei Mazzamarielle, i dispettosi folletti dal berrettino rosso.

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Storie di spettri

LAMENTI NELLA NOTTE

Forlì del Sannio è un piccolo e tranquillo paese molisano. Ma molti e molti anni fa la sua tranquillità venne scossa da una vicenda inquietante.

Nel cuore della notte, una donna si svegliò di soprassalto. Accese il lume e istintivamente guardò il suo bambino di cinque mesi che dormiva nella culla accanto al letto. Il bambino era immobile e il suo respiro regolare. La donna si tranquillizzò. Stava per spegnere il lume quando avvertì un rumore sul tetto. Qualcosa si muoveva proprio sopra la camera.


Un topo? Un gatto?
No. Né l’uno né l’altro.
La donna afferrò il braccio del marito e lo scosse. L’uomo borbottò qualcosa ma continuò a dormire. La donna restò in allerta, gli occhi incollati al soffitto. Il rumore sul tetto si ripetè poi, all’improvviso, il silenzio assoluto venne rotto da un lamento acuto che le raggelò il sangue rendendola incapace di muoversi.
Il bambino cominciò a piangere. L’uomo si svegliò. In un attimo si armò e si precipitò fuori dalla casa, ma non c’era niente, né sul tetto né in strada.


Il giorno seguente la donna raccontò alle vicine quanto le era accaduto e scoprì che anche altre persone avevano udito nelle notti passate strani e angoscianti lamenti.
Qualcuno parlò di un grosso barbagianni che si aggirava sui tetti del paese. Ipotesi accreditata da un uomo che, affacciandosi alla finestra, aveva fatto in tempo a scorgere una sfuggente sagoma bianca.

tetti nella notte (foto)

I lamenti strazianti sui tetti di Forlì si ripeterono per molte notti. Finché un giorno, una bambina raccontò quello che aveva visto e l’ipotesi barbagianni lasciò il posto a qualcosa di più inquietante.
La bambina disse di aver visto una donna su un tetto, una donna vestita da sposa.


La rivelazione sconvolse la piccola comunità e non si ebbe ragione di dubitare delle parole della bambina, perché da non molto tempo era morta in paese una giovane sposa che era stata sepolta con il suo abito nuziale.


Altre notti passarono e i sogni dei Forlivesi continuarono ad essere agitati dagli strazianti lamenti. Nessuno sapeva come dar pace a quell’anima inquieta che errava sui tetti incapace di abbandonare il mondo dei vivi.

Una mattina un’anziana si presentò a casa dei familiari della ragazza morta. L’anziana, che aveva fama di sensitiva, disse di aver sognato la giovane e di sapere cosa quell’anima andasse cercando.


Un piccolo drappello di persone si recò al cimitero. Scavarono una buca sulla tomba della giovane sposa. Vi posizionarono all’interno la fede nuziale. Quella notte stessa, i lamenti si quietarono.


E pian piano, di quelle notti e della sposa fantasma di Forlì del Sannio non restò che un lontanissimo, flebile, ricordo.

lo spettro

Questo racconto è una libera rielaborazione di una storia che mi raccontava, quando ero bambina, la mia nonna originaria di Forlì del Sannio.

Testo di Concetta Rocci


ARCANA PRESENZA

Erano i giorni vicini ad un ferragosto degli anni ‘60 e quell’edificio scolastico a Rocca San Giovanni ospitava il soggiorno estivo che Don Dante organizzava per i bambini di Castel di Sangro in varie località della costa chietina.
La direttrice aveva istruito severamente le assistenti affinché, durante la notte, controllassero che tutte le bambine restassero a dormire nelle proprie camerate.


Un forte tonfo svegliò Carmela di soprassalto. Si mise a sedere sul letto a castello e tese l’orecchio, nel silenzio della camerata, per tentar di capire se quel forte rumore lo avesse sognato oppure qualche discola stesse andando in giro per la colonia, di notte.


Tutto tranquillo. Avrò sognato quel rumore pensò Carmela stendendosi sul piano superiore del suo letto a castello, mentre Franca sotto di lei continuava a ronfare beatamente. La notte era calda e non riuscì a riprendere sonno, per questo quando dal corridoio provenì un nuovo tonfo, questa volta era ben sveglia e certa di non aver immaginato tutto.


Carmela svegliò Franca e le disse che qualche bambina era sicuramente uscita dalla sua camerata e che dovevano andare a controllare. Franca si tirò su e a malincuore seguì la sua amica nel corridoio. Percorsero tutte le aule adibite a camerate ma le bambine erano tutte nei rispettivi letti, così proseguirono e videro la porta dei bagni aperta.


“Ti sei spaventata per una porta che sbatte”, la accentò Franca. “Dai, torniamo a letto” e si avviò assonnata mentre Carmela rimase a fissare perplessa quella porta: tutte le finestre erano chiuse, come avrebbe fatto a sbattere? Si chiese. Poi seguì la sua amica e, da lontano, la campana suonò tre rintocchi.


La notte successiva di nuovo un tonfo e poi un altro e un altro ancora. Tutte le assistenti avevano sentito le porte dei bagni sbattere ed anche le bambine si erano svegliate spaventate, così la direttrice decise che le assistenti avrebbero dovuto passare la notte lungo il corridoio per sicurezza.


Passarono altre notti senza che nulla accadesse. Gli animi si tranquillizzarono così che tutte le assistenti tornarono a dormire nei propri letti: quei rumori sospetti e spaventosi sembravano solo un lontano ricordo.


La vigilia di Ferragosto Carmela non riusciva a prender sonno. La notte trascorreva particolarmente placida. Tutto sembrava così immobile e silenzioso. Si girò sul fianco e poi ancora dall’altra parte e fu proprio voltandosi, per l’ennesima volta, che la vide.


Il terrore di quella visione le fece salire un grido nella gola che mai uscì dalla sua bocca. Una donna la stava fissando ma lei dormiva sul piano superiore del letto a castello ed era impossibile che una donna fosse tanto alta. Guardò meglio la figura fluttuare sopra di lei: però com’era bella, un’aria così dignitosa! Una signora con un volto pallido e luminoso come la luna e lunghi capelli biondi che le cadevano su un vestito azzurro con l’eleganza di tempi passati.


In un attimo, così come era apparsa, la signora parve volteggiare in aria ed in un attimo sparì. Carmela si riscosse dal quella visione e tremante scese dal letto per svegliare Franca e le altre, che stettero insieme a lei fino all’alba, ove la luce del sole avrebbe disciolto tutte le paure.


Il giorno successivo Tonino il bidello si recò nella scuola, come faceva periodicamente anche nel periodo estivo per controllare che le aule fossero tutte in ordine e le ragazze gli raccontarono l’accaduto. L’uomo non fu sconvolto da quella storia, anzi non sembrò neppure tanto sorpreso e disse loro che in paese si narrava che nelle notti di Ferragosto, proprio nella scuola, appariva il fantasma della Signora, colei che aveva abitato anticamente il vecchio palazzo su cui ora sorgeva la scuola ed anche quell’anno la nobil donna aveva deciso di
fare loro gli onori di casa.

Renoir – in riva al mare

I fatti narrati in questo racconto, presentati in forma romanzata, sono accaduti davvero. I nomi dei protagonisti sono stati inventati.

Testo di Giovanni Santostefano

I Santi Medici

Il diacono Giustiniano era gravemente malato perché aveva una gamba afflitta dalla cancrena. Una notte sognò che i Santi Cosma e Damiano sostituivano la sua gamba malata con una gamba sana presa dal cadavere di un uomo etiope morto da poco. Al risveglio il diacono constatò che non si era trattato solo di un sogno ma di un vero e proprio miracolo.

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