— di Concetta Rocci e Giovanni Santostefano

La sera di un giovedì santo, una donna si attardò nella sua cucina per preparare i dolci per la Pasqua. Un po’ intimorita data l’ora tarda, decise comunque di seguire la fede e la tradizione e far visita ai Sepolcri.
Le strade erano deserte e c’era un silenzio inquietante. A ogni passo la donna sentiva accrescere il proprio timore. All’improvviso incrociò un gruppo di persone vestite di nero che procedevano come in processione.

La processione

Si sentì sollevata quando scorse nel gruppo la sua comare che le fece segno di aggregarsi a loro. Raggiunsero la chiesa. Entrarono e presero posto sui banchi.

La comare

Iniziarono a pregare e a intonare salmi antichi. Le voci risuonarono nella chiesa, un canto armonioso e spirituale. Lo sguardo della donna si concentrò sul Sepolcro e si commosse osservando la figura del Cristo così realistica nella sua sofferenza.

Il tempo passò, la comare disse che era ora di andare ma si fece promettere dalla donna di restare seduta sul banco senza mai girarsi finché non fossero tutti usciti dalla chiesa. La donna attese e vide che le luci cominciarono a spegnersi ad una ad una finché non rimase completamente al buio.

Impaurita, corse verso l’uscita. Appena fu fuori, il portone della chiesa si sbarrò alle sue spalle. Il rumore la riscosse come da un sogno. In un attimo realizzò che la sua comare, al fianco della quale aveva pregato, era morta da anni. Tutti, in quella processione, erano morti.

E cosa più spaventosa, capì la ragione per cui la comare le aveva fatto promettere di non voltarsi: i trapassati avevano i vestiti laceri sul dorso così che si intravedevano i loro scheletri e le carni in decomposizione.

La processione dei morti

La storia che avete appena letto si raccontava a Castel di Sangro sino ad un passato recente. La processione dei morti è un elemento comune che ricorre in molte storie del folklore abruzzese. Tuttavia viene più frequentemente associata alla notte che precede il 2 novembre. Secondo la tradizione, in quella notte i morti abbandonano i sepolcri, in alcuni luoghi per far visita alle proprie case, altrove vanno in processione per le vie del paese per visitare le chiese. Nelle varie storie ricorre spesso il personaggio della comare morta, il torpore che annebbia la mente del malcapitato che si imbatte nella processione che talvolta, tornando in sé, per lo spavento diventa muto a vita.

Addirittura si descrivono rituali per vedere passare la processione dei morti. Ad esempio guardando la luna attraverso un setaccio oppure guardando la luna riflessa in una bacinella d’acqua posta sulla finestra con un lume accanto.

Un altro tema ricorrente legato alla processione è la messa dei morti, messa celebrata dai morti prima di quella celebrata dai vivi.


Storie riguardanti la “processione dei morti” vengono narrate in tutta Italia. Tra i villaggi dell’arco alpino è credenza comune che un viandante, attardatosi in montagna, possa imbattersi in una processione di pallide figure erranti. Talvolta a un abitante (vivo e vegeto) di uno dei villaggi, conosciuto per la sua bontà e santità, è dato il ‘privilegio’ di guidare questa processione e aiutare i morti a superare corsi d’acqua e balzi tra le sporgenze rocciose.

Un rito simile a quello abruzzese per vedere la processione dei morti in un catino d’acqua, la notte tra l’1 e il 2 novembre, è diffuso tra le comunità rurali della Sicilia. Riconoscere in quella visione un parente e parlare con lui può, come nella nostra regione, far perdere la voce o peggio la vita.

In Sardegna vi è la credenza che un corteo di anime in pena, avvolte in bianchi lenzuoli e illuminate dalla sola luce di una candela, vaghi per le strade dei paesini in un lungo cammino di penitenza. Incontrare questa processione, chiamata “Sa reula”, può essere molto traumatico a causa della puzza di putrefazione dei morti. Ancor peggio, riconoscervi la figura di un parente ancora in vita è presagio funesto per egli, destinato a morire entro l’anno.

Storie molto simili, diffuse in tutto lo Stivale eppure tanti giurano di esser stati davvero lì, quella notte in cui i morti erravano tra le strade.