Al tempo dei nostri nonni accadeva talvolta un fatto bizzarro: recandosi di buon mattino nelle stalle ben chiuse, sorpresi trovavano il crine dei cavalli intrecciato. Armati quindi di buona pazienza, cominciavano la giornata tentando di sciogliere quei nodi, così intricati da sembrare fatti da qualche essere magico.

Si diceva che fosse opera dei Mazzamarielle, i dispettosi folletti dal berrettino rosso.

Nel folklore abruzzese, infatti, i Mazzamarielle (Mazzemarilli, Mazzemarelle, Mazzemarejji …) sono soliti fare questo genere di dispetti mentre secondo altre credenze della regione, ad intrecciare i crini, sono le fate o le streghe ma sempre dispetti attribuiti a creature soprannaturali, anche se il “creare nodi” risulta in contrapposizione con l’altra credenza che vede nei crini e nei nodi un rimedio per tenere le streghe lontane dalla propria casa, come già spiegato nei nostri precedenti articoli.

Sempre secondo la tradizione abruzzese, questo folletto abita case abbandonate e vecchi ruderi ma talvolta, durante la notte, può introdursi nelle case abitate per far dispetti, come spostare e mettere in disordine oggetti o per portare dei doni qualora gli abitanti risultassero loro particolarmente simpatici e di buon cuore.

Il nostro Mazzamarielle ha molte caratteristiche simili agli altri folletti presenti nel folklore del Centro-Sud, tra cui l’Ammattadore sardo, folletto con sette berretti dentro i quali conserva un tesoro, ma trova facilmente corrispondenze anche con il dispettoso Leprecano irlandese, custode di una pentola piena di monete d’oro.

La caratteristica peculiare del Mazzamarielle è il suo berretto rosso: da esso trae tutti i propri poteri.

Il berretto rosso è un particolare molto importante per addentrarci nella natura soprannaturale di questa creatura e cercare di comprendere le origini della credenza. Data la natura giocosa ed infantile di queste creature, essi venivano associati alle anime di bambini non battezzati. Forse non è un caso che si diceva che proprio i bambini fossero in grado di vederli.

Proseguendo nella nostra ricerca abbiamo trovato altre credenze e riti che confermerebbero questo accostamento. Secondo alcuni rituali, ai bambini che morivano prima del battesimo veniva fatto indossare un cappello rosso (colore del sangue simbolo di vita e rinascita) ma, col passare del tempo, nei Paesi di cultura celtica, si cominciò a far indossare il berretto rosso a tutti i neonati, mentre dormivano, per ingannare il Changeling: folletto maligno che sostituiva i neonati belli e sani con quelli della propria specie dalle fattezze mostruose, proprio perché alla vista di quel berretto, il terribile folletto avrebbe creduto il bambino morto.

In un affresco del XV Secolo nella ormai diruta chiesa di San Lazzaro fuori Como, si poteva vedere il dipinto di una danza macabra dove un teschio indossava un berretto rosso con una lunga piuma.

Stranamente, a Castel di Sangro, chiamavano Mazzamarielle anche le farfalle nere con le ali a pois bianchi. I bambini si divertivano a infilzarle con una pagliuzza di grano con cui poi vederle volare via.

Amata Phagea – fonte Wikipedia

È possibile che questo gioco crudele avesse anche un significato inconscio, tramandatosi di generazione in generazione? È noto che nel folklore abruzzese alcune farfalle venivano associate alle anime dei defunti e che Mazzamarielle era il nome con cui, in alcuni casi, si indicavano i piccoli vortici di vento poiché si riteneva, sempre nella tradizione abruzzese, che fossero una delle forme in cui si manifestavano le anime senza pace, destinate a vagare sulla Terra, come i bambini morti senza battesimo.

In alcuni paesi abruzzesi, come Sant’Eusanio del Sangro, questi spiritelli potevano essere neutralizzati mediante una mazzacocca: il bastone tradizionale dei pastori.

Alla luce di queste informazioni, è ipotizzabile che le farfalle nere con le ali a pois bianchi, fossero ritenute anticamente spiritelli e, in quanto tali, l’atto di infilzarle con la pagliuzza aveva lo scopo di neutralizzare i loro poteri e, nello spiccare il volo, liberarne l’anima.

Un’ultima curiosità: alcune donne anziane di Castel di Sangro tramandavano che, nell’800, per impedire alle giovani di vagare da sole nelle campagne le ammonivano di prestare attenzione ai Mazzamarielle, intendendo non i folletti bensì i garibaldini. Fatto strano è che effettivamente fonti storiche parlano della Compagnia Infernale: una setta estremista vicina agli ideali che portarono all’Unità d’Italia, i cui membri, che il popolo chiamava Ammazzarelli, erano riconoscibili per il caratteristico berretto rosso.

Tratto da “Della repubblica romana”, appendice al romanzo storico “L’Ebreo di Verona” – 1855

— di Concetta Rocci e Giovanni Santostefano


BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI
BRESCIANI A., Della repubblica romana – appendice dell’Ebreo di Verona. Corretta dall’autore e corredata di note · Volume 2;
DELEDDA G., Canne al vento
;
FINAMORE G., Credenze usi e costumi abruzzesi, Palermo 1890 (Nuova edizione 2002);
PRIORI D., Folklore abruzzese, Lanciano 1980;