Il timore di uno sguardo invidioso (malocchio) e il desiderio di difendersi dal suo influsso negativo era molto comune nel passato e, in un certo qual modo, questo timore ancora persiste ai nostri giorni.
Per difendersi dall’occhio cattivo si faceva ricorso ad amuleti, simboli e formule.
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Per i nostri antenati la notte tra il 23 e il 24 giugno, vigilia di San Giovanni Battista, era una notte magica. In molti paesi d’Abruzzo la si trascorreva vegliando e compiendo affascinanti rituali, reliquie pagane legate al solstizio d’estate. Si raggiungevano alture, promontori e spiagge per assistere al momento più solenne della festa: il sorgere del sole. E si diceva che il sole sorgendo danzasse o si tuffasse per tre volte nel mare, e che addirittura si riuscisse a scorgere nel suo disco la testa decapitata e insanguinata di San Giovanni.
Ma in cosa consistevano gli antichi rituali della vigilia di San Giovanni?
Che funzione avevano le pietre a forma di uovo?
Che cos’era la pietra del fulmine, ritenuta in Abruzzo dai nostri antenati uno tra i più potenti amuleti contro il male?
Lo scopriremo insieme nel corso della nostra indagine che ci riserverà, come sempre, delle piccole sorprese.
Da sempre la parola casa è sinonimo di famiglia ed è alla base di ogni civiltà. Di conseguenza è luogo da difendere, contro le minacce esterne, ad ogni costo, con tutti i mezzi a disposizione: cancelli, chiavistelli, inferriate, mura, mastini da guardia…
Ma il discorso cambia, si fa più complicato, quando anche le più possenti mura risultano inutili, quando i pericoli che insidiano la propria casa e la propria famiglia sono invisibili, perché appartengono alla sfera dell’immateriale e del soprannaturale.
Nel precedente articolo (consultabile a questo link) abbiamo analizzato a fondo il potere che veniva attribuito agli elementi primordiali: fuoco ed acqua, per proteggere la propria abitazione ed i propri cari dalle forze maligne, siano esse viste come sovrannaturali ma anche come forze avverse della natura.