Nel dopo guerra, sulla Piazza Grande della chiesa Madre dell’Assunta, a Castel di Sangro, la vita riprendeva a svolgersi normale fra lavori di ripristino delle abitazioni ed i mestieri nelle botteghe, nei campi e negli allevamenti.

Davanti alla chiesa, sul piazzale Coliasante, la gioia, gli schiamazzi e i giochi dei fanciulli erano rinati con allegria e vigore. La guerra, con i suoi pensieri dolorosi, era ormai lontana e sepolta.

La vita familiare era ricostruita, erano tornati i mariti dalla guerra e gli sfollati, dai paesi lontani, si erano affrettati a ricongiungere le famiglie di Castello.

Nel palazzo de Petra, sulle logge, un bel figlio di mamma cresceva allegro e bello ed era un vero amore della famiglia e dei vicini, che se lo contendevano per fargli feste e coccolarlo. Ma una notte ci furono pianti e strilli incessanti, il bimbo cominciò a stare male senza motivo apparente. Il malessere lo prese improvvisamente e nella sofferenza non cessava di lamentarsi. La madre e le vicine accorse si davano da fare, tentando in tutti i modi di non farlo soffrire, piangere e smaniare ma gli strilli si spandevano fuori dalla casa fino a tutta la Porta Grande. La madre cercava di farlo bere al petto ma con forza il bimbo si allontanava dai seni, li rifiutava. Gli prepararono decotto di camomilla e di malva ma a nulla valse il preparato.

Il bimbo non smetteva di lamentarsi e piangere; per la madre e la famiglia, come anche per i vicini, era diventato un incubo: il male non si risolveva. La madre si accorse di avere poco latte al seno: strano, lei ne aveva sempre avuto abbondante. Si decise quindi di chiamare il medico e questo sentenziò che il bimbo stava bene, era sano ma aveva gran fame, solo che non voleva bere il latte del seno della madre.

Si pensò al malocchio di qualche malvagio per volere il male del bimbo ma fatto lo spergiuro non risultò alcun maleficio. Si pensò a qualche strega, o fattucchiera o maga e si fece venire il prete per benedire la casa e il bimbo. Si fecero anche riunioni tra comari per fare sedute di preghiere, di rosario ma non si risolse nulla: il bimbo continuava a soffrire, lamentandosi continuamente.

disegno di Raffaele Buzzelli

La madre il giorno si metteva seduta col bimbo in braccio, sotto le logge e faceva prendere un po’ di sole al piccoletto quasi esamine e pallido. La mamma stessa cadeva dal sonno sotto il loggiato, spossata e addolorata ma si svegliava di soprassalto alle grida e ai pianti del bimbo, sempre più forti ed insistenti.

Il bimbo beveva qualche preparato ma il latte non lo voleva e la madre si accorgeva che le mancava sempre più e, quel poco che ne aveva in seno, si accorgeva che dopo il sonno inspiegabilmente spariva.

Le persone amiche, comari e altri passanti che transitavano lì davanti sulla piazza vicino la chiesa esclamavano: povero figliolo. Non v’era speranza di salvarlo. Tutto si era tentato ma il male misterioso lo stava uccidendo inesorabilmente.

Uno di quei giorni, la madre andò a prendere le fascine di legna messe sotto le logge per fare fuoco al camino e riscaldare la casa. Quando alzò il fascio di ceppi, notò che tra fascine e foglie secche depositate a terra vi era un lungo ramo, come un bastone biancastro, lucido e contorto. Pensò veloce: “ma questo ramo non lo avevo messo prima di accatastare i fasci”. Quindi con un altro ramo fece per alzare il bastone biancastro (quando si raccoglie legna ci si imbatte spesso in rami secchi privi di corteccia, bianchi e lucidi) ma quello, appena toccato scattò in alto, si contorse, si aggrovigliò a ruota con una enorme testa al centro e con le fauci spalancate.

disegno di Raffaele Buzzelli

La madre del bimbo saltò per lo spavento: era un serpente enorme; la donna quindi scattò di lato, prese un grosso ramo e, usandolo a mo di bastone, prese a colpire con tutta la forza il corpo e la testa della serpe. I colpi furono così forti da spaccare la testa dell’animale e, mentre assestava quei colpi mortali, gridava con furia e con rabbia, come una forsennata: “tu eri il diavolo che beveva il mio latte e volevi uccidere mio figlio, facendolo morire di fame. Muori diavolo! Satanasso! Ritorna all’inferno dove sei stato sprofondato da Dio!”

A quelle grida, accorsero tutti i vicini, le genti della piazza e altri ancora per vedere l’accaduto. Il serpente, con il corpo spezzato e la testa spaccata cercò ancora di strisciare per rotolare giù dalle scale e sottrarsi alle bastonate mortali ma sotto le scale arrivò un giovane che lo infilzò con un forcone e, sollevatolo come un macabro trofeo, lo sventolò alla vista delle persone accorse nella piazza, mentre il corpo del serpente ancora guizzava scattante negli ultimi attimi di agonia. Tra la gente accorsa, c’era chi gridava: “era questo serpente il demonio, la strega, la fattucchiera, la maga che voleva uccidere il bimbo bevendo il suo latte”.

Una vecchina lì presente spiegò tutto il fatto: “una volta si trovò in campagna una donna che, addormentata, aveva in petto una serpe che, mentre la giovane allattava il suo pargolo, questa metteva la coda in bocca al bimbo per non farlo piangere. La serpe quindi addormentava (ipnotizzava) la madre e poi ne beveva il latte dal seno. Il bimbo, successivamente, rifiutava il latte materno perché questo diventava di odore sgradevole dopo che ella, non cosciente, aveva allattato la serpe. Quella donna, lavato bene il seno, riuscì di nuovo a dare il latte al proprio bimbo”.

Alla sera fu gran festa alle logge e sulla piazza della Porta Grande e tutti accorrevano per fare gli auguri al bimbo e alla madre. Da quel giorno riprese le forza il bimbo e con latte della madre, primo cibo e miglior alimento al mondo, la notte beveva e dormiva come un angioletto.

Nei giorni seguenti, le persone videro lo stato del bimbo e constatarono che aveva ripreso salute, peso e colorito. Il piccolo era tornato paffutello e cresceva di nuovo a vista. Le persone di buon cuore passavano, sostavano e si recavano in chiesa per pregare per la salute del bimbo che aveva scongiurato la morte e superato ogni cosa felicemente.

— testo e disegni di Raffaele Buzzelli

Gli eventi narrati in questo articolo fanno parte del folklore locale, dove era viva la 
credenza che, nelle zone di campagna, le donne che allattavano i bambini dovevano 
prestare attenzione a dei articolari serpenti che avevano il potere di ipnotizzarle e
quindi succhiare il loro latte.