— di Concetta Rocci e Giovanni Santostefano
Il racconto che leggerete è una libera rielaborazione delle storie che si raccontavano un tempo a Castel di Sangro sulla figura del licantropo.
Socchiuse gli occhi mentre affondava i denti nel succulento cosciotto di tacchino. Lucia, seduta in un angolo della stanza accanto alla madre, fissava ora l’uomo che mangiava avidamente, ora suo padre che sedeva dall’altra parte del tavolo. Era in attesa della risposta che avrebbe cambiato la sua vita.
Il padre di Lucia aspettò in silenzio che l’uomo finisse di divorare il tacchino poi stappò la bottiglia di vino e passò il bicchiere al suo ospite. Lucia trattenne il respiro e finalmente il padre parlò: “Si può fare”.