Dove un tempo si veneravano le dee, il principio femminile, la Creatrice, si venerava al contempo l’acqua primordiale nella quale la vita era generata ed a Castel di Sangro, non sfuggirà all’attento osservatore, che tanto il rapporto con l’acqua che la devozione alle Marie è tutt’oggi il fulcro della spiritualità della popolazione.

Lo diceva il Catullo

“[…]I Castellani di Castello amano la Madonna[…]”

Francesco Catullo – I Tesori Ignorati

E al tempo stesso si può notare come tutti i luoghi di culto, soprattutto i santuari nati su rovine antiche e ignote, siano accomunati da fresca acqua zampillante di una sorgente lì nei dintorni: fonti e fontanili ben conosciuti ma anche il fiume Sangro (alla fine del medioevo chiamato anche Sanguine) e la Zittola, che attraversano la parte bassa del paese ed ai quali ciascuno di noi posa l’occhio, di tanto in tanto, per vedere “quant’acqua porta”.

Un rapporto con l’acqua, dunque, forte e radicato, ed alcune sorgenti hanno persino caratterizzato la toponomastica del territorio.

  Troviamo sulla montagna ad ovest, l’acqua della Solfatara, una sorgente di acqua fortemente minerale che era anticamente usata anche a scopi medicamentosi (bagni o altro) e non lontano l’Acquasanta che richiama alla memoria dei locali il passaggio dell’eremita Celestino V.

Regione dell’ Apennino e Vulcani dispenditivi
Di William Paget Jervis

Non mancano poi le acque dei pozzi del Convento della Maddalena, la sorgente della vecchia chiesa di Sant’Ilario nell’omonima Valle, come pure l’acqua di Santa Lucia e le fonti della Madonna delle Grazie, il cui fenomeno peculiare viene descritto dal Catullo nel libro Tesori Ignorati del 1937

Ma dalla montagna, alle innumerevoli fonti e fontane presenti nel paese, possiamo spostarci ancora verso est, tra il Monte Pagano e il bosco di Scodanibbio, primo avamposto dell’uomo preistorico. I culti più antichi avevano preso luogo in quella zona così propizia alla spiritualità, ed anche ivi potete trovare infatti tre importanti fonti perfettamente allineate: la fonte di Sant’Iorio, la Fonte Majure (ne abbiamo già parlato) e la fonte della Madonna dell’Eremita.

Proprio la Madonna dell’Eremita di Scodanibbio, trae la sacralità del luogo dalle molte sorgenti che sgorgano nei pressi della chiesa millenaria. Percorrendo il sentiero a settentrione del santuario, vi troverete dinanzi le famigerate Tre Fonti ma è a poco più di sessanta passi dal luogo sacro che vi imbatterete nella fonte dell’albero, una sorgente che sgorga da sotto le radici di un possente cerro, a formare un piccolo avvallamento a forma di conca. Un rabdomante del bosco mi ha raccontato che poteva essere quella la vecchia fonte degli antichi monaci e non il noto fontanile più a valle, e che desidererebbe far analizzare l’acqua per accertarsi se fosse potabile.

Certo è che anche nell’inverno più rigido, quando raggiungevo la fonte dell’albero camminando sulla neve ghiacciata, trovavo sempre la conca spoglia di neve, segno che lì l’acqua che vi sgorgava nel sottosuolo aveva una temperatura tale da fondere la neve in superficie.

Ascolta il suono della fonte dell’albero di Scodanibbio

Elencare tutte le acque zampillanti sarebbe impossibile in un solo articolo ma voglio terminare questo viaggio a nord, seguendo il corso del Sangro fino alla Fonte della Luna, luogo di poesia, misticismo e natura, laddove il fiume si fa selvaggio e primigeno.

   di Giovanni Santostefano

Si raccomanda di accertarsi preventivamente della effettiva potabilità delle fonti prima di bervi liberamente.