Un tempo, a Castel di Sangro, si raccontava una storia. Gli anziani giuravano che fosse accaduta davvero…

Nel silenzio di un vicolo solitario del quartiere Civita, un gatto dal pelo nero come quella notte stessa entrò furtivo dentro un’antica abitazione. Sgattaiolò in cucina e si acquattò sulla sedia affianco al camino.

La mattina seguente, il gatto era andato via e la coppia di sposi che abitava la casa, recandosi in cucina, notò che i resti della cena lasciati per il gatto erano spariti, come accadeva ormai da molti e molti giorni.

Una notte l’uomo si svegliò e voltandosi notò di essere solo nel letto. Si alzò e scoprì che la moglie non era in casa. Sedette sul letto, intenzionato ad attenderla per avere spiegazioni ma pian piano scivolò di nuovo in un sonno profondo.

Il mattino seguente, svegliandosi, trovò la moglie addormentata accanto a lui come sempre. La destò e le gridò contro cattive parole ma lei ribadì che mai si era allontanata dal letto e che lui aveva sognato tutto.

Quando venne la sera, prima di andare a dormire, l’uomo serrò per bene porte e finestre e raggiunse la donna al letto. Dopo qualche ora, nel cuore della notte, si risvegliò e di nuovo la moglie era sparita. Infuriato cominciò a girare per casa constatando però che tutte le aperture erano serrate dall’interno, esattamente come le aveva lasciate.

Tutto si ripetè identico anche la terza notte ma questa volta, ispezionando bene tutte le aperture, si accorse che l’unica rimasta ancora aperta era la gattaiola e, pensando che la moglie di fisico minuto potesse assurdamente passarvi, d’istinto la chiuse con un sacco, per coglierla sul fatto al suo ritorno.

Quando sentì che qualcosa si agitava nel sacco, si precipitò alla gattaiola ma, deluso, scoprì che si trattava solo del gatto nero. Frustrato diede un calcio al sacco con dentro il gatto che, divincolandosi, si liberò e scappò via fuori zoppicante.

La mattina dopo qualcuno bussò alla porta e quando l’uomo aprì, si ritrovò di fronte la moglie che rientrò finalmente in casa, tra le urla del marito, zoppicando vistosamente.

disegno di Raffaele Buzzelli

Quella che vi abbiamo appena raccontato è solo una delle diverse versioni della storiella della gatta nera che si raccontava a Castel di Sangro. Alcune sono più cruente e tengono ancor meno conto della sensibilità sociale attuale verso persone ed animali.

In quasi tutte le culture è facile imbattersi in esseri femminili demoniaci che si tramutano in animali, ad esempio nel Giappone antico essi si tramutavano in volpi o, secondo le tribù siberiane, in lupi.

Streghe e stregoni nelle culture occidentali erano sovente associati ai rospi, serpenti e rapaci notturni, oltre al gatto nero poiché essi sono simboli della notte o, come nel caso dei serpenti, strisciano sulla terra.

Il gatto ed il gatto nero in particolare era associato alla notte per via delle sue caratteristiche di cacciatore notturno. La sua pupilla inoltre, mutando a seconda della luce, lo faceva apparire un essere mutevole e ingannatore. In alcuni popoli, questo animale era associato alla luna in quanto il suo occhio assume la forma di tutte le fasi lunari.

Secondo alcune antiche tribù africane, il gatto nero è legato all’eclissi, come descritto nel seguente estratto del Gran Dizionario Infernale del 1870:

Siete infine riusciti a scorgere nella foto d’apertura la protagonista del nostro articolo (o, per meglio dire, la ‘strega’)?

— di Concetta Rocci e Giovanni Santostefano