Misteri Alto Sangro

Luoghi, storie e misteri del Alto Sangro

Autore: Giovanni e Concetta

Storie di spettri

LAMENTI NELLA NOTTE

Forlì del Sannio è un piccolo e tranquillo paese molisano. Ma molti e molti anni fa la sua tranquillità venne scossa da una vicenda inquietante.

Nel cuore della notte, una donna si svegliò di soprassalto. Accese il lume e istintivamente guardò il suo bambino di cinque mesi che dormiva nella culla accanto al letto. Il bambino era immobile e il suo respiro regolare. La donna si tranquillizzò. Stava per spegnere il lume quando avvertì un rumore sul tetto. Qualcosa si muoveva proprio sopra la camera.


Un topo? Un gatto?
No. Né l’uno né l’altro.
La donna afferrò il braccio del marito e lo scosse. L’uomo borbottò qualcosa ma continuò a dormire. La donna restò in allerta, gli occhi incollati al soffitto. Il rumore sul tetto si ripetè poi, all’improvviso, il silenzio assoluto venne rotto da un lamento acuto che le raggelò il sangue rendendola incapace di muoversi.
Il bambino cominciò a piangere. L’uomo si svegliò. In un attimo si armò e si precipitò fuori dalla casa, ma non c’era niente, né sul tetto né in strada.


Il giorno seguente la donna raccontò alle vicine quanto le era accaduto e scoprì che anche altre persone avevano udito nelle notti passate strani e angoscianti lamenti.
Qualcuno parlò di un grosso barbagianni che si aggirava sui tetti del paese. Ipotesi accreditata da un uomo che, affacciandosi alla finestra, aveva fatto in tempo a scorgere una sfuggente sagoma bianca.

tetti nella notte (foto)

I lamenti strazianti sui tetti di Forlì si ripeterono per molte notti. Finché un giorno, una bambina raccontò quello che aveva visto e l’ipotesi barbagianni lasciò il posto a qualcosa di più inquietante.
La bambina disse di aver visto una donna su un tetto, una donna vestita da sposa.


La rivelazione sconvolse la piccola comunità e non si ebbe ragione di dubitare delle parole della bambina, perché da non molto tempo era morta in paese una giovane sposa che era stata sepolta con il suo abito nuziale.


Altre notti passarono e i sogni dei Forlivesi continuarono ad essere agitati dagli strazianti lamenti. Nessuno sapeva come dar pace a quell’anima inquieta che errava sui tetti incapace di abbandonare il mondo dei vivi.

Una mattina un’anziana si presentò a casa dei familiari della ragazza morta. L’anziana, che aveva fama di sensitiva, disse di aver sognato la giovane e di sapere cosa quell’anima andasse cercando.


Un piccolo drappello di persone si recò al cimitero. Scavarono una buca sulla tomba della giovane sposa. Vi posizionarono all’interno la fede nuziale. Quella notte stessa, i lamenti si quietarono.


E pian piano, di quelle notti e della sposa fantasma di Forlì del Sannio non restò che un lontanissimo, flebile, ricordo.

lo spettro

Questo racconto è una libera rielaborazione di una storia che mi raccontava, quando ero bambina, la mia nonna originaria di Forlì del Sannio.

Testo di Concetta Rocci


ARCANA PRESENZA

Erano i giorni vicini ad un ferragosto degli anni ‘60 e quell’edificio scolastico a Rocca San Giovanni ospitava il soggiorno estivo che Don Dante organizzava per i bambini di Castel di Sangro in varie località della costa chietina.
La direttrice aveva istruito severamente le assistenti affinché, durante la notte, controllassero che tutte le bambine restassero a dormire nelle proprie camerate.


Un forte tonfo svegliò Carmela di soprassalto. Si mise a sedere sul letto a castello e tese l’orecchio, nel silenzio della camerata, per tentar di capire se quel forte rumore lo avesse sognato oppure qualche discola stesse andando in giro per la colonia, di notte.


Tutto tranquillo. Avrò sognato quel rumore pensò Carmela stendendosi sul piano superiore del suo letto a castello, mentre Franca sotto di lei continuava a ronfare beatamente. La notte era calda e non riuscì a riprendere sonno, per questo quando dal corridoio provenì un nuovo tonfo, questa volta era ben sveglia e certa di non aver immaginato tutto.


Carmela svegliò Franca e le disse che qualche bambina era sicuramente uscita dalla sua camerata e che dovevano andare a controllare. Franca si tirò su e a malincuore seguì la sua amica nel corridoio. Percorsero tutte le aule adibite a camerate ma le bambine erano tutte nei rispettivi letti, così proseguirono e videro la porta dei bagni aperta.


“Ti sei spaventata per una porta che sbatte”, la accentò Franca. “Dai, torniamo a letto” e si avviò assonnata mentre Carmela rimase a fissare perplessa quella porta: tutte le finestre erano chiuse, come avrebbe fatto a sbattere? Si chiese. Poi seguì la sua amica e, da lontano, la campana suonò tre rintocchi.


La notte successiva di nuovo un tonfo e poi un altro e un altro ancora. Tutte le assistenti avevano sentito le porte dei bagni sbattere ed anche le bambine si erano svegliate spaventate, così la direttrice decise che le assistenti avrebbero dovuto passare la notte lungo il corridoio per sicurezza.


Passarono altre notti senza che nulla accadesse. Gli animi si tranquillizzarono così che tutte le assistenti tornarono a dormire nei propri letti: quei rumori sospetti e spaventosi sembravano solo un lontano ricordo.


La vigilia di Ferragosto Carmela non riusciva a prender sonno. La notte trascorreva particolarmente placida. Tutto sembrava così immobile e silenzioso. Si girò sul fianco e poi ancora dall’altra parte e fu proprio voltandosi, per l’ennesima volta, che la vide.


Il terrore di quella visione le fece salire un grido nella gola che mai uscì dalla sua bocca. Una donna la stava fissando ma lei dormiva sul piano superiore del letto a castello ed era impossibile che una donna fosse tanto alta. Guardò meglio la figura fluttuare sopra di lei: però com’era bella, un’aria così dignitosa! Una signora con un volto pallido e luminoso come la luna e lunghi capelli biondi che le cadevano su un vestito azzurro con l’eleganza di tempi passati.


In un attimo, così come era apparsa, la signora parve volteggiare in aria ed in un attimo sparì. Carmela si riscosse dal quella visione e tremante scese dal letto per svegliare Franca e le altre, che stettero insieme a lei fino all’alba, ove la luce del sole avrebbe disciolto tutte le paure.


Il giorno successivo Tonino il bidello si recò nella scuola, come faceva periodicamente anche nel periodo estivo per controllare che le aule fossero tutte in ordine e le ragazze gli raccontarono l’accaduto. L’uomo non fu sconvolto da quella storia, anzi non sembrò neppure tanto sorpreso e disse loro che in paese si narrava che nelle notti di Ferragosto, proprio nella scuola, appariva il fantasma della Signora, colei che aveva abitato anticamente il vecchio palazzo su cui ora sorgeva la scuola ed anche quell’anno la nobil donna aveva deciso di
fare loro gli onori di casa.

Renoir – in riva al mare

I fatti narrati in questo racconto, presentati in forma romanzata, sono accaduti davvero. I nomi dei protagonisti sono stati inventati.

Testo di Giovanni Santostefano

Eremiti, eretici e Celestino V

L’Abruzzo con le sue montagne aspre e quasi inaccessibili fu rifugio di molti eremiti e di uomini in cerca di una vita umile, spirituale e più vicina a Dio.
Nel 1235, a Castel di Sangro, il giovane Pietro Angeleri (futuro papa Celestino V) incontrò un eremita. Anzi, un personaggio descritto talvolta come un individuo che conduceva vita “laida e disonesta”.
Chi era questa figura misteriosa? È possibile che fosse un uomo condannato dalla Chiesa: un eretico?

Proveremo a scoprire chi fosse in realtà questo eremita, lasciandoci guidare dalla consapevolezza che molto spesso il confine tra eremiti ed eretici era molto labile.

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Il gatto nero

Un tempo, a Castel di Sangro, si raccontava una storia. Gli anziani giuravano che fosse accaduta davvero…

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Il peso dell’anima

La vita è solo un’altra morte La morte non è la fine, ma l’inizio della vita.

Friedrich Hebbel
Raffigurazione egizia del ba

Per gli antichi Egizi, ogni persona era costituita da cinque componenti essenziali: il ka, il ba, l’ombra, l’akh e il nome. Il ba era la componente più simile alla nostra concezione di anima e di solito veniva raffigurata come un uccello dal volto umano.

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Storie di fantasmi a Castel di Sangro

Ciò che ci apprestiamo a narrarvi sono due storie di fantasmi. Storie all’apparenza incredibili, che abbiamo scelto poiché hanno avuto davvero tanti testimoni.

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La svastica di Alfedena, un enigma dal passato

Nell’immaginario collettivo, la svastica è un simbolo negativo collegato al nazismo e pertanto evoca ogni genere di orrori e nefandezze. Come può spiegarsi allora la presenza di una svastica su un reperto di origine sannita rinvenuto in uno scavo archeologico effettuato nel 1979 ad Alfedena?

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Enigmatiche croci a Castel di Sangro

La croce, simbolo cardine della cristianità che rimanda allo strumento usato per l’uccisione di Cristo ma anche simbolo della sua resurrezione e vita eterna.
Tuttavia la croce è un simbolo antichissimo, riscontrabile fin da tempi remoti in diverse culture e con diversi significati.
Nel mondo cristiano non è raro trovare simboli religiosi al di fuori dei luoghi adibiti al culto bensì croci ed altri simboli sono presenti sulle facciate degli edifici come anche incise nella nuda roccia.

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Il cavallo bianco

A Castel di Sangro si conserva il ricordo di un misterioso cavallo bianco che appariva tra le rovine del castello medievale e, discendendo il Colle di San Giovanni, giungeva verso “Vivaluccio” sino all’abbeveratoio.
Quando il cavallo bianco si manifestava, di lì a poco si sarebbero verificate disgrazie ed eventi negativi per la città.

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Tre storie macabre e misteriose, ed una triste

𝕽 itualità e morte, un binomio che l’essere umano ha coltivato da tempi immemori, da quando la scimmia ha levato gli occhi al cielo e scrutato per la prima volta l’infinito, chiedendosi se pure l’esistenza avesse il peso dell’aria oltre a quello più gravoso e deperibile del corpo. E nei millenni, i riti che accompagnano i defunti hanno assunto forme di pacato commiato, come anche lunghi processi mirati alla conservazione del corpo fisico (basti pensare alla mummificazione) ma vi è stata anche una ritualità più macabra guidata dalle paure che la morte stessa insinuava nelle deboli menti di chi, in questo mondo, doveva fare i conti con epidemie e catastrofi che non riusciva a spiegare se non con l’amara sentenza: una maledizione!
Le storie che vi andremo a raccontare percorreranno l’aspetto più macabro e misterioso della città di Castel di Sangro, smuoveremo la polvere con cui il tempo ha ricoperto memorie antiche e particolari intriganti, per concludere tramandando una triste storia, il cui ricordo non dev’essere perduto.

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