“Noi siamo le pedine del gioco del Cielo, che si diverte con noi sullo scacchiere dell’Essere. Poi, uno dopo l’altro, rientriamo nella scatola del Nulla…”

(Umar al-Khayyam, matematico e poeta persiano del XI secolo)

Cosa sono le misteriose “triplici cinte”, e cosa rappresentano? Ed è vero che sono simboli legati alla figura dei monaci guerrieri Templari?

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La triplice cinta è un’antica incisione, presente in molte parti del Mondo, costituita da tre quadrati concentrici divisi da linee mediane. Ma esistono altre versioni, meno classiche, come tre quadrati concentrici divisi oltre che da linee mediane anche da diagonali.

Su vecchi gradini di abitazioni private, sui parapetti di palazzi e case tra le più antiche del paese, nella versione classica, e in quella con le diagonali, addirittura in una variante costituita da quattro (o cinque) quadrati concentrici : le triplici cinte presenti a Castel di Sangro sono almeno 7. Sono relativamente tante, per un paese che ha subito, ripetuti terremoti e pesantissimi danni di guerra nel corso dei secoli.

Una delle molte triplici cinte di Castel di Sangro

Gli studiosi tendono ad associare le triplici cinte all’omonimo gioco con le pedine chiamato anche filetto, o tris. Un gioco antichissimo, di origine orientale (così come la dama, gli scacchi e altri giochi da tavolo, di cui vi sono numerose testimonianze letterarie ed archeologiche). A conferma di ciò, antichi esemplari di questo gioco sono stati rinvenuti in Medioriente, in Cina, nello Sri Lanka.

In Italia la più antica testimonianza del gioco della triplice cinta è stata ritrovata in una necropoli di epoca romana a Brindisi, e pare risalga al primo secolo a.C.

Ma è durante il Medioevo che in Europa la triplice cinta ebbe la sua massima diffusione. Non a caso, si presume che il gioco venne introdotto (o reintrodotto) dai Crociati di ritorno dalla Terrasanta. È notorio che i Crociati, e soprattutto i Cavalieri Templari, tornarono dall’Oriente con un bagaglio di nuove conoscenze. Taluni, ad esempio, attribuiscono ai Cavalieri del Tempio il fiorire delle cattedrali gotiche, chiese straordinarie e affascinanti sia sotto il profilo artistico che per quello simbolico ed esoterico. Di qui, una serie di leggende. Come quella che racconta che i Templari, a Gerusalemme, erano entrati in possesso dell’anello di Mosè, oggetto capace di controllare i numeri, i pesi e le misure in base ad una proporzione, misura, divina. E, proprio questi segreti, decifrati dall’ordine dei Cistercensi, avevano permesso la costruzione delle cattedrali gotiche.

Inoltre, Gerusalemme, nel Medioevo, a volte veniva rappresentata, come la città ideale, all’interno di tre cinte concentriche.

Quindi, altrettanto avvalorata è l’ipotesi che il gioco della triplice cinta non abbia solo un significato ludico, ma sia anche un simbolo, volto a racchiudere significati allegorici, religiosi, e, azzardiamo, anche esoterici. Escludendo forme di riutilizzo delle lastre di pietra, pratica molto comune nel passato, non si spiegherebbero altrimenti alcune incisioni, sparse in tutta Europa, fatte su superfici già verticali all’origine, o di dimensioni talmente ridotte da impossibilitare il gioco.

Non solo. Triplici cinte vennero incise da Cavalieri Templari sulle pareti della loro prigione nella fortezza di Chinon in Francia. Difficile pensare che, in una tale occasione, un simbolo posto in verticale, possa essere servito da “scacchiera”.

Tornando a Castel di Sangro, la presenza del gioco, e simbolo, della triplice cinta, avvalora l’ipotesi della presenza templare, dato che questa incisione compare altrove, in maniera diffusa, nei territori percorsi dall’Ordine del Tempio. Non dimentichiamo infatti, l’importanza strategica, durante il Medioevo, dell’antico ponte di origine romana (attuale ponte della Maddalena). Non è un caso che alcune triplici cinte si trovino non lontano da detto ponte e da una delle strade più battute dai pellegrini e viaggiatori dell’epoca. Strada che ovviamente, data la sua enorme importanza, presumiamo, doveva essere per forza presidiata dai Cavalieri.

Sembrerebbe tutto spiegato. Tutto già detto. Ma non è così.

La relativa abbondanza, e soprattutto la densità di triplici cinte a Castel di Sangro e nella zona (ad Alfedena pare se ne contino più di una ventina in un’area ristretta) ci porta a fare altre considerazioni, e a sollevare altri interrogativi.

È possibile che alcune delle triplici cinte siano state tracciate per imitazione, magari anche in periodi successivi?

Inoltre, le pietre su cui sono tracciate le triplici cinte, sono spesso state oggetto di recupero per costruzioni successive. Perché premurarsi di conservare, recuperare, un semplice gioco, o un simbolo sconosciuto? Sarebbe stato più conveniente ribaltare le pietre laddove non erano consunte.

Può darsi che consapevolmente, o inconsapevolmente, qualcuno abbia dato loro un valore apotropaico.

Fuori dalle case, sui muretti o sui gradini delle abitazioni, quegli antichi simboli sacri avrebbero tenuto lontano il male.
di Concetta Rocci


SULLA TRIPLICE CINTA ESOTERICA (OVVERO DIGRESSIONI SUL SIMBOLO)

La triplice cinta adorna spesso soglie di abitazioni, finestre e loggiati, al punto che viene quasi automatico pensare che ad esse fosse attribuito un significato magico, il simbolismo del varco: di qui si entra nel luogo sacro agli iniziati (prendendo il termine “sacro” nella sua accezione più letterale: riservato), o magari che venisse usata a mo’ di benedizione, o di stregoneria oppure di qualsiasi altra diavoleria per cui fosse propizio imprimere il segno sulla pietra longeva nei secoli, che per giocare a filetto si sarebbe ben pensato di sedere comodamente su una panca davanti una tavoletta disegnata e buon bicchiere di vino, più che intralciare la soglia della propria abitazione.

Quel che però ci tenta a percorrere le vie lunghe e tortuose della curiosità è: perché quel simbolo? Perché quello schema e non un altro? Ebbene molti studiosi si sono posti questa domanda ed hanno tentato di darvi risposta, come del resto anche noi abbiamo fatto, riflettendo a lungo, cercando di leggere qualcosa in quei segni calpestati da generazioni di iniziati e profani.

Una delle teorie più affascinanti sul simbolo è quella che lo vuole ereditato direttamente dalla Atlantide come descritta da Platone, con l’unica eccezione che la città perduta era costruita su tre cinte murarie circolari e non quadrate mentre altri studiosi come Guenon l’accostavano alla Gerusalemme Celeste: la città del Giudizio descritta nell’Apocalisse di Giovanni

Apocalisse 21

10 L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11 Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 12 La città è cinta da un grande e alto muro con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. 13 A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. 14 Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
15 Colui che mi parlava aveva come misura una canna d’oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16 La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L’angelo misurò la città con la canna: misura dodici mila stadi; la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono eguali.

Dodici porte, come i 4 lati dei 3 quadrati intersecati dalle linee; la pianta quadrata e alta esattamente quanto la base. Certo il simbolo si accosta molto alla descrizione della città ultraterrena del Giorno del Giudizio ma con un pizzico di fantasia potremmo vedere la triplice cinta proprio come un cubo in prospettiva oppure come una piramide tronco-conica (tipo uno Ziggurat) vista dall’alto.

Due immagini satellitari di ziggurat rinvenute in medio oriente.

Molti ancora la vedono come una proiezione della Gerusalemme Celeste, che sarebbe circolare (geometria più adatta a Dio), sulla terra e quindi quadrata. Altri ancora vi figurano i 3 gradi dell’iniziazione massonica e forse un intero trattato non riassumerebbe tutte le suggestioni possibili infuse da questo glifo.

Studiando Guenon, infine, non possiamo non ragionare sul simbolismo del Triregnum: i regni dello spirito, dell’anima e del corpo così come rappresentati sulla Tiara papale: il copricapo antico che porta tre corone concentriche, una più piccola dell’altra a risalire la forma conica del cappello fino alla sommità, sormontata dal globo con la croce.

Il Triregnum

Il triregnum e la triplice cinta: tre corone concentriche, tre quadrati concentrici, il globo con la croce a sommità, il foro al centro della triplice cinta a simboleggiare il divino “Motore Immobile”: che essa davvero figuri “Il Re del Mondo”? Questa forse è solo l’immaginazione di un curioso… su un simbolo che nelle sue cinte imperscrutabili difenderà stretti i suoi segreti finché il vento e l’acqua non li dilaveranno dalla pietra.
di Giovanni Santostefano